Oggetto della certificazione energetica: l’oggetto della certificazione energetica è l’indice di prestazione energetica EP totale (EP tot) dato dalla somma dell’EPi (climatizzazione invernale), l’EPacs (produzione dell’acqua calda sanitaria), l’Epe (climatizzazione estiva) e l’EPill (illuminazione naturale). Il calcolo della prestazione energetica di un’unità immobiliare con superficie utile minore di 1.000 m2 può essere eseguito per analogia costruttiva utilizzando la procedura semplificata.
Metodologia di calcolo: la regione Emilia Romagna definisce due metodologie di calcolo per determinare l’indice di prestazione energetica EPtot:
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metodo di calcolo di progetto o standardizzato che fa riferimento alle norme UNITS 11300 per gli edifici di nuova costruzione ed edifici con SU>1.000 m2;
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metodo di calcolo da rilievo in sito, per gli edifici esistenti, mediante:
A: rilievo diretto in sito mediante diagnosi sull’edificio e sugli impianti con dotazione strumentale e/o a partire dai dati di progetto originali, secondo le normative tecniche di riferimento;
B: per analogia costruttiva con altri edifici o sistemi impiantistici, ricavando i dati costruttivi dalle norme nazionali, abachi nazionali, regionali o locali (CNR, ENEA), o software DOCET;
C: mediante misurazione diretta dei consumi energetici reali secondo la EN 15603 punto 7.
La metodologia di stima della trasmittanza delle superfici costituenti l’involucro è stata descritta dal Comitato Termotecnico Italiano (CTI) nel novembre 2003 e definita con l’UNITS 11300 – 1. La regolamentazione appena citata tratta le prestazioni energetiche degli edifici, la climatizzazione invernale e l’acqua calda per usi igienico-sanitari; definendo alcuni abachi di strutture murarie in relazione alla localizzazione geografica e all’anno di costruzione (è indicata la trasmittanza media per ogni struttura trattata). Per un uso corretto dell’abaco vanno tenute presenti le seguenti note:
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tutte le strutture sono state indicate con intonaco. In realtà non sempre l’intonaco è presente su entrambe i lati;
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gli spessori indicati sono orientativi e possono variare anche notevolmente;
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le strutture con camera d’aria sono state indicate tutte con densità apparente 800 kg/m3 dei parametri, tanto per quello interno che per quello esterno. Questa situazione è tipica per i muri di tamponamento di edifici con struttura portante di cemento armato. Nelle costruzioni in muratura portante, il parametro esterno è solitamente costituito da laterizio di massa volumica apparente superiore;
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la massa volumica apparente indicata è quella definita dalla norma UNI 10351. Essa si riferisce alla muratura (mattone e malta) senza l’intonaco che, ove esistente, va considerato a parte.
Con queste raccomandazioni sono state definite 12 stratigrafie murarie distribuite in maniera abbastanza omogenea su tutto il territorio nazionale, dopodiché, in relazione all’epoca costruttiva e all’uso dell’edificio, è stata definita la più probabile diffusione geografica delle strutture presenti nei 12 abachi. Per cui emerge che, per esempio, in Lombardia tra il 1900 e il 1950, le più probabili tipologie murarie sono la tipologia con murature realizzati in mattoni pieni, murature realizzate in mattoni e sassi con struttura ordinaria, piuttosto che una muratura sempre in mattoni e sassi ma molto disomogenea. Per ogni struttura il certificatore ha solo la funzione di definire, in relazione all’età dell’edificio, la struttura che più si addice alle caratteristiche tecniche dell’edificio da analizzare. Il margine di errore di questa metodologia di lavoro è stimata intorno al 20 %.
Gli obiettivi della certificazione energetica degli edifici
Migliorare la trasparenza del mercato immobiliare fornendo agli acquirenti ed ai locatari di immobili un’informazione oggettiva delle caratteristiche e delle spese energetiche dell’immobile.
Un ulteriore obiettivo è quello di incoraggiare l’investimento; infatti in base alla situazione rilevata in sito, vengono proposti i possibili interventi migliorativi e stimati i tempi di rientro delle spese.
Si evidenzia che negli ultimi anni l’individuazione della prestazione energetica ha influenzato notevolmente la valutazione degli immobili/unità.
La classificazione energetica del patrimonio edilizio è una prassi necessaria per poter guidare il mercato e, soprattutto, per consentire una riqualificazione energetica del patrimonio edilizio esistente.
Se il calcolo dell’indice di prestazione energetica dell’edificio è un parametro prettamente tecnico, la scelta della classificazione diventa una questione strategica, politica e di mercato.
Individuare una classificazione molto restrittiva potrebbe indurre il mercato a non aderire al meccanismo della certificazione in quanto si ritiene che l’adeguamento e il raggiungimento della massima classe implichi un costo eccessivo di costruzione e quindi un difficile realizzazione da parte delle imprese. Dall’altro lato una certificazione molto permissiva causa una banalizzazione di tutto il processo, facendo in modo che quasi tutto il patrimonio energetico di nuova costruzione risulti in classe elevata.
Gli edifici sono classificati in base alla loro destinazione d’uso nelle seguenti categorie:
E.1 Edifici adibiti a residenza e assimilabili:
E.1 (1) abitazioni adibite a residenza con carattere continuativo, quali abitazioni civili e rurali, collegi, conventi, case di pena, caserme;
E.1 (2) abitazioni adibite a residenza con occupazione saltuaria, quali case per vacanze, fine settimana e simili;
E.1 (3) edifici adibiti ad albergo, pensione ed attività similari;
E.2 Edifici adibiti a uffici e assimilabili: pubblici o privati, indipendenti o contigui a costruzioni adibite anche ad attività industriali o artigianali, purché siano da tali costruzioni scorporabili agli effetti dell’isolamento termico;
E.3 Edifici adibiti ad ospedali, cliniche o case di cura e assimilabili ivi compresi quelli adibiti a ricovero o cura di minori o anziani nonché le strutture protette per l’assistenza ed il recupero dei tossico-dipendenti e di altri soggetti affidati a servizi sociali pubblici;
E.4 Edifici adibiti ad attività ricreative associative o di culto e assimilabili:
E.4 (1) quali cinema e teatri, Sali di riunione per congressi;
E.4 (2) quali mostre, musei e biblioteche, luoghi di culto;
E.4 (3) quali bar, ristoranti, sale da ballo;
E.5 Edifici adibiti ad attività commerciali ed assimilabili: quali negozi, magazzini di vendita all’ingrosso o al minuto, supermercati, esposizioni;
E.6 Edifici adibiti ad attività sportive:
E.6 (1) piscine, saune e assimilabili;
E.6 (2) palestre e assimilabili;
E.6 (3) servizi di supporto alle attività sportive;
E.7 Edifici adibiti ad attività scolastiche a tutti i livelli e assimilabili;
E.8 Edifici adibiti ad attività industriali ed artigianali e assimilabili.
Il territorio nazionale, in base al DPR 26/08/1993 n. 412, è suddiviso nelle seguenti zone climatiche in funzione dei gradi giorno, indipendentemente dall’ubicazione geografica:
Zona A: comuni che presentano un numero di gradi giorno non superiore a 600;
Zona B: comuni che presentano un numero di gradi giorno maggiore di 600 e non superiore a 900;
Zona C: comuni che presentano un numero di gradi giorno maggiore di 900 e non superiore a 1.400;
Zona D: comuni che presentano un numero di gradi giorno maggiore di 1.400 e non superiore a 2.100;
Zona E: comuni che presentano un numero di gradi giorno maggiore di 2.100 e non superiore a 3.000;
Zona F: comuni che presentano un numero di gradi giorno maggiore di 3.000.
Periodo di accensione degli impianti termici in relazione alle zone climatiche:
Zona A: ore 6 giornaliere dal 1° dicembre al 15 marzo;
Zona B: ore 8 giornaliere dal 1° dicembre al 31 marzo;
Zona C: ore 10 giornaliere dal 15 novembre al 31 marzo;
Zona D: ore 12 giornaliere dal 1° novembre al 15 aprile;
Zona E: ore 14 giornaliere dal 15 ottobre al 15 aprile;
Zona F: nessuna limitazione.
Valori massimi della temperatura ambiente previsti con il DPR 412/1993: durante il periodo in cui è in funzione l’impianto di climatizzazione invernale, la media aritmetica della temperatura dell’aria (nei diversi ambienti di ogni singola unità immobiliare) non deve superare i seguenti valori con le tolleranze a fianco indicate:
18° C + 2° C di tolleranza per gli edifici rientranti nella categoria E. 8;
20° C + 2° C di tolleranza per gli edifici rientranti nelle categorie diverse da E. 8.
L’umidità relativa fissata per legge è il 65 %.